Intervista a Gian Matteo Ramini

Gian Matteo Ramini, medaglia d’argento nel campionato mondiale di Paraclimb. Grazie per avermi contattato, ho voluto cominciare a collaborare con voi perché come progetto, il vostro mi ispira molto. In […]

Gian Matteo Ramini, medaglia d’argento nel campionato mondiale di Paraclimb.

Grazie per avermi contattato, ho voluto cominciare a collaborare con voi perché come progetto, il vostro mi ispira molto.

In questi casi (nel caso dei traumi e lesioni cerebrali ndr) il peccato è che non ci sia nulla da nessuna parte e quindi ti trovi spiazzato tant’ è che io non sapevo.

Io so dove voglio arrivare e come arrivarci, ma non ho avuto un modello da seguire per capire fino a che punto sarei potuto arrivare in seguito all’incidente.

Anzi, mi avevano detto “guarda arriverai a questo punto qui: per tutta la vita col deambulatore e per lunghi spostamenti in carrozzina.”

Al che, ho reagito e ho deciso io dove sarei arrivato.

Beh, quindi sì di strada ne hai fatta

La cosa bella ma anche brutta allo stesso tempo è che io so dove arrivare e so che ci arriverò ma se parliamo con qualcuno altro un altro magari pensa che può essere strano

Nome?

Gian Matteo RoboCop Ramini

Anni?

Sono un 97

Devo fare i 27, ma l’incidente l’ho preso come anno 0 e ho spento il tempo. Quindi quando mi chiedono quanti anni hai, ne ho quasi 10.

Tu eri giovane quando hai fatto l incidente 

Avevo appena fatto i 18 anni e mi ero iscritto a scuola guida e ovviamente non l’ho ancora presa perché prima devo studiare all’università.

Cosa studi all’Università?

Scienze motorie. Fa ridere ma è così che uno storpio faccia scienze motorie è come un vegano che fa lo chef di carne..

Ma tu sei un atleta! E non è strano che tu faccia scienze motorie 

Ho voluto iscrivermi in magistrale l’anno che ho deciso di stravolgere tutto con Arco. Mi ero iscritto per stare a Bologna come in triennale, poi ho scoperto arrampicata

Descriviti in una parola e perché 

Oddio.. ce ne sarebbero… resiliente, testardo fai conto che sono sempre l’ultimo che lascia il campo sia perché sono lento, e ok, ma finché una cosa non è finita non riesco ad accantonarla.

Quando comincio qualsiasi progetto, non sono uno di quelli che quando inizia una cosa poi non la porta a termine. Quando inizio una cosa e sono tante le cose che mi piacciono, le porto tutte al termine.

Tant’ è che prima che andassi ad Arco facevo 33 ore di sport a settimana, tra cui nuoto Thai box, arrampicata e palestra. Ero bravino in tutto, ma avevo questa fissa che hanno tutti gli agonisti, o perlomeno che io avevo, e mi è rimasta anche dopo la fissa di dover diventare il migliore.

E ho scelto il primo sport a cui mi sono appoggiato dopo l’incidente. Anche altri sport mi piacevano ma ad arrampicare ero comunque migliore e ho deciso di spingerlo al massimo e fare quello che sognavo.

Ecco la parola è coerenza. Perché prima dell’incidente avevo l’idea di vivere con lo sport sia a livello teorico con fisioterapia che a livello pratico facendo Kung Fu.

Dopo l’incidente ho capito che, fisioterapia non era la mia strada e ho virato su scienze motorie, mentre a livello pratico l’arrampicata e ad oggi sono abbastanza forte a livello internazionale nel mio sport quindi, guardando indietro il mio obbiettivo lo sto portando avanti.

Ho cominciato a giocare con un mazzo diverso, altre carte però sempre lì puntavo e lì sempre punto.

Raccontaci un po’ in breve la tua storia 

18 anni: viaggio con gli amici in Portogallo, prima vacanza all’estero senza i genitori e una mattina andiamo in spiaggia e facendo due passi siamo saliti su una scogliera. Scivolo batto la testa, 8 metri, unico spiazzo di rocce piatte. Poi 2 mesi di coma e da lì due anni di ospedali.

Fatto sta, che dopo due anni mi ero rotto le scatole e ho cominciato a fare quello che facevo prima: lo sport in tutto e per tutto. Poi ho avuto quest’occasione di allenarmi su ad Arco, prima facevo avanti e indietro per i primi due mesi. Poi sono tornato a Bologna e ad oggi metà settimana la passo su e metà la passo qui.

Quello che ho seguito oggi che tipo di  allenamento è?

Propedeutica all’arrampicata e di forma fisica.

Allora sui social e anche prima ti sei presentato come RoboCop perché?

Fa ridere perché, era il 2017 in centro, e io giravo con una stampella o un bastone, non mi ricordo, ero in giro con gli amici e vedo due ragazzini che, da lontano, iniziano a ridere e a scimmiottarmi dicendo: “oh, chi è quello “RoboCop?”

Io in un primo momento non l’ho presa bene ani ero già pronto a dire qualcosa, ma l’amica di fianco a me mi mette la mano sulla spalla e mi dice di lasciar perdere.

Il giorno dopo, con gli stessi amici dovevamo uscire e il tavolo l’ho prenotato a nome RoboCop. Ho voluto fare di una presa in giro il mio marchio di fabbrica.

Nel senso che le cose sono quelle, ma dipende sempre da come le si vive. 

Quante volte a settimana ti alleni?

Allora di arrampicata pura 3 volte di cui una in autonomia, una ad Arco e una a Bologna. In più c’è la preparazione atletica, che consiste in una parte più cardio e una più figurata.

Quando è cambiata la tua vita, cioè nel senso dopo l’incidente quando è cambiata la tua vita

È una domanda interessante, perché non ti saprei proprio rispondere perché ci sono state varie fasi. Dalla fase iniziale dei primi due anni in cui vivevo in ospedale; facevo tutti gli sport possibili e immaginabili ma tutti i giorni ero in ospedale.

Dopo, l’università, poi la quarantena e dopo la quarantena ho ripreso con le 33 ore di allenamento a settimana; poi l’anno e mezzo ad Arco ed ora il mio avanti e indietro tra Arco e Bologna.

Quindi è un percorso 

Sì, ci sono tante tappe non ti so dire quando esattamente ma più di una sicuramente.

Cosa significa l’arrampicata per te?

Da una parte la mia vita con lo sport a livello agonistico: lo studio, il programma di allenamenti, stare attenti con l alimentazione ecc..

E dall’altra, dato che io voglio fare le cose al meglio, per fare le cose al meglio quelle ti devono piacere. Dopo l’incidente, mi sono imposto di farmi piacere tutte le attività che dovevo fare per forza, ma mi piacevano.

Quando ho iniziato ad arrampicare stavo bene e mi piaceva, ma non avrei mai pensato di arrivare dove sono ora; una volta mi hanno chiesto di gareggiare e ho provato , nonostante fossi scettico sul momento menomale che l’ho fatto.

Puoi descriverci meglio la tua categoria Paraclimb RP1?

Sì, sarebbe Range e Power. Tutti coloro che hanno degli impedimenti sono Range per l’ampiezza e Power per la potenza di movimento è una macro categoria suddivisa in 3 categorie: RP1, RP2, RP3.

3 sono quelli che stanno molto bene , 2 quelli un po’ più claudicanti, 1 sono gli storpi 😀

La prima medaglia nel Paraclibimg quando è arrivata e qual è stato il tuo pensiero quando ti hanno nominato?

Allora non ti saprei rispondere su questo. Perché della prima gara mi ricordo tutto però la cosa più bella non è ciò che ho pensato lì o quando mi hanno nominato alla prima medaglia, ma quando sei in coppa del mondo e arrivi tra i finalisti.

La finale di norma viene proiettata e fatta vedere ed è sempre piena di tifo e telecronaca. Ecco, quando sono entrato e ho sentito che la gente che urlava il mio nome e mi incitava, WOW, quello è stato il massimo.

C’è un messaggio che vuoi dare a chi leggerà la tua intervista?

Per quanto sembri dura, magari anche quello che devi fare: per quanto sembri impossibile da fare nulla è impossibile.

Nel senso, bisogna soltanto mettersi lì di buona lena, crederci, lavorare e perseverare nel tuo obiettivo.

E da quando ai miei genitori la sera dell’incidente è stato detto di non affrettarsi a raggiungermi tanto avrebbero ritirato una salma ad oggi sono arrivato a usare due bacchetti per camminare, volendo potrei anche non usarli.

Ognuno è ciò che vuole essere, non bisogna fermarsi a pensare a quello che non arriverai più a fare

Se non ti metti li di buona lena, non ti alleni e non ti impegni per ciò che vuoi arrivare a fare non risolvi nulla.